Quest’anno segna il 20esimo anniversario della Giornata Europea della Cultura ebraica (EDJC), un festival turistico ed educazionale in tutta la Europa incentrato sul patrimonio culturale ebraico. Con più di venticinque paesi partecipanti, la EDJC è diventata l’iniziativa culturale ebraica transnazionale con più successo in Europa, e quest’anno avrà inizio ufficialmente il 1° settembre. (In italia, il 15 settembre.)
La direttrice di JHE Ruth Ellen Gruber partecipò all’incontro, tenutosi nel gennaio del 1999, che fondò la Giornata, ed in questo articolo riflette sul suo principio e la sua evoluzione.
Riflessioni di Ruth Ellen Gruber, direttrice di Jewish Heritage Europe, a vent’anni dall’istituzione della Giornata Europea della Cultura Ebraica
Di Ruth Ellen Gruber
21 agosto 2019
La Giornata Europea della Cultura Ebraica (EDJC) è stata stabilita in seguito ad una storica conferenza sui beni culturali ebraici organizzata dal Ministero della Cultura francese e tenutasi a Parigi nel 1999.

In seguito alla Shoah, il patrimonio culturale ebraico immobile in Europa è stato per molto tempo ignorato, se non trascurato, fino alla seconda metà degli anni ’80. Ciò è stato particolarmente reale nell’Europa orientale comunista, ma anche palese nei paesi dell’Europa occidentale.
L’incontro di Parigi fu il seguito della prima conferenza in assoluto sul tema, dal titolo “The Future of Jewish Monuments”, tenutasi a New York nel 1990, dopo che la caduta del comunismo aprì il centro storico ebraico d’Europa ad accademici, turisti, e ad esperti della conservazione dei beni.
Allora come oggi, uno degli obiettivi prioritari di molti progetti legati al patrimonio culturale ebraico è stato quello di sottolineare come la storia, il patrimonio e la cultura ebraica siano una parte integrale della storia, la cultura ed il patrimonio europeo in generale. All’incontro di Parigi, l’allora ministro della cultura francese espresse questo concetto sinteticamente: “Il patrimonio culturale ebraico in Francia è anche il patrimonio di tutto il popolo francese, così come le cattedrali in Francia appartengono anche agli ebrei francesi”.
In questo senso, la EDJC è stata una dei progetti più ambiziosi. Pensata soprattutto per le persone del luogo, questa iniziativa ha cercato di istruire circa il ruolo del patrimonio, della cultura e della storia ebraica nel contesto locale, regionale ed europeo, con l’obiettivo di demistificare il mondo ebraico e promuovere la comprensione.
Generalmente coordinato dall’Associazione Europea per la Preservazione e la Promozione della Cultura Ebraica (AEPJ), la Giornata comprende centinaia di eventi in più di 25 paesi europei, dalla Spagna alla Svezia, dal Regno Unito alla Romania. Sinagoghe, cimiteri ebraici, bagni rituali, musei ebraici ed altri luoghi vengono aperti al pubblico, accompagnati da seminari, mostre, lezioni, fiere del libro, installazioni artistiche, concerti, visite guidati ed altri eventi.
Ogni anno la Giornata si incentra su un tema centrale, che nell’arco degli anni hanno spaziato dalla musica al cibo, dalle lingue allo storytelling, dalla diaspora al ruolo delle donne, e molto altro ancora. Quest’anno, il tema generale della Giornata è il suo 20esimo anniversario. (In Italia, tuttavia, il tema specifico è “Sogni”).

L’idea della EDJC nasce infatti dall’iniziativa locale, nel 1996, di “porte aperte” nella regione francese dell’Alsazia, svoltasi grazie ad anni di collaborazione tra l’Agenzia per lo sviluppo turistico del Basso Reno (ADT) di Strasburgo e il B’nai B’rith. Il loro obiettivo era quello di sviluppare una strategia che prevedesse l’inserimento dei beni culturali ebraici come attrazioni turistiche maggiori sulle mappe dell’Alsazia, rimanendo allo stesso tempo reattivi alle sensibilità ebraiche.
Alla conferenza di Parigi del 1999, gli organizzatori di entrambi gli enti – Catherine Lehman da parte dell’ADT e Claude Bloch da parte del B’nai B’rith – fecero una presentazione di grande effetto. Il loro discorso, ebbe un impatto così forte che il tema di come espandere la “giornata di porte aperte” in Alsazia a livello paneuropeo divenne uno dei temi centrali di un incontro informale di esperti tenutosi in seguito alla stessa conferenza, che ebbe come obiettivo quello di progettare delle strategie per la futura promozione e tutela del patrimonio culturale ebraico. (Ho scritto in dettaglio su questa esperienza nel mio libro Virtually Jewish: Reinventing Jewish Culture in Europe).
Io ero tra i 24 esperti internazionali che presero parte alla riunione durata un intero giorno. Più della metà dei partecipanti di allora, come me, sono ancora oggi impegnati nell’ambito dei beni culturali ebraici. Tra questi vi sono: Annie Sacerdoti in Italia, Assumpcio Hosta in Spagna, Elias Messinas in Grecia ed Israele, Leo Pavlat in Repubblica Ceca, Lena Bergman in Polonia, Samuel D. Gruber negli Stati Uniti, Boris Khaimovich in Europa orientale ed Israele, e altri.
Il nostro obiettivo era quello di definire delle priorità a livello europeo di medio e lungo termine, ed in particolare di mettere a punto delle strategie che potessero essere messe in pratica in maniera coordinata.

La creazione di una giornata della cultura ebraica a livello europeo, sulla scia dell’iniziativa alsaziana, era una di una lista di priorità preliminari sulle quali ci accordammo. In quello stesso anno, infatti, eventi coordinati ebbero luogo in cinque paesi, come step sperimentale verso un’espansione della Giornata a livello europeo. I cinque paesi in questione erano: Francia, Italia, Spagna, Germania e Svizzera.
Quell’esperimento fece talmente tanto successo che crebbe fino a diventare, solamente un anno dopo, una Giornata Europea della Cultura Ebraica a tutti gli effetti, includendo più di 500 eventi in 16 paesi.
L’edizione della EDJC del 2000 riscontrò un successo clamoroso, attirando non meno di 150.000 persone, di cui 43.000 solo in Italia, un paese con una popolazione ebraica di appena 30.000 persone.
Amos Luzzatto, allora presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), definì la EDJC “il primo evento che per davvero riunì politicamente l’ebraismo europeo [e] che fu anche un evento politicamente importante per l’Europa in sé”.

Ormai, la EDJC è incorporata all’interno del calendario annuale culturale di molti paesi. L’anno passato si sono svolti eventi in più di 420 città in 28 paesi, attirando più di 179.000 persone. Alcuni paesi, come l’Italia, hanno ospitato eventi in dozzine di città, mentre altri paesi solo in qualcuna.
Anche gli eventi della EDJC adesso vanno ben aldilà della “Giornata” ufficiale, che cade la prima domenica di settembre, con programmi che si estendono fino ad autunno. E in alcuni paesi vi sono anche eventi separati, ma in ogni caso relazionati, come per esempio la Giornata dei Monumenti ebraici che si tiene in Repubblica Ceca ogni agosto.
Molto è cambiato nei venti anni che ci separano dalla prima edizione della EDJC.
Le ultime due decadi hanno visto importanti sforzi nella restaurazione di sinagoghe e cimiteri ebraici, molti importanti musei ebraici sono stati inaugurati, dozzine di festival ebraici hanno luogo ogni anno, ed anche la vita ebraica, nei paesi post-comunisti, ha visto un risveglio. Il turismo al patrimonio culturale ebraico è divenuto una nicchia radicata, e vi sono ONG, siti internet, pagine Facebook, e account Instagram dedicati a questioni legate al patrimonio culturale ebraico ed a progetti individuali, tra cui raccolte fondi e attività volontarie per la pulizia o la restaurazione di molti luoghi ancora trascurati.
Jewish Heritage Europe, il nostro sito internet, è stato lanciato nel 2012 nel tentativo di tenere traccia e promuovere lo scambio di informazioni circa gli sviluppi nell’ambito dei beni culturali ebraici. Dovete solo esplorare il nostro sito per vedere la portata e lo spessore di ciò che succede. Difatti, è difficile tenere il passo!
Tuttavia, anche i cambiamenti politici hanno avuto la loro influenza: in questo anno in cui si celebra il 20esimo anniversario, gli organizzatori della EDJC hanno sottolineato che il messaggio della Giornata stessa è più importante che mai in un periodo caratterizzato da un diffuso populismo, xenofobia ed antisemitismo:
Riteniamo che la 20esima edizione, che celebriamo quest’anno, sia particolarmente importante. A causa della crescita dell’estrema destra in Europa, siamo di fronte ad una grave minaccia. In risposta a questo aumento di antisemitismo, la EDJC agisce come strenuo difensore della diversità e della coesistenza. Noi vediamo la promozione del patrimonio culturale ebraico, e questo come parte integrante della storia europea, come fattore chiave nella prevenzione dei radicati stereotipi e pregiudizi antisemiti e l’aumento della resilienza contro l’intolleranza
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Clicca qui per leggere il mio report sulla EDJC del 2000
Clicca qui per leggere un report sulla EDJC di Hilary Danailova su Jewish Week
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